La bellezza nella bellezza.

Non sono mai stato in Cina.

Almeno ufficialmente, perché avendo visitato Hong Kong, Macao e Taiwan un po’ di idea di quel mondo me la sono fatta. Lì c’è davvero tanta gente e tanta non è un modo di dire. Tanta vuol dire tanta. Palazzi immensi con diecimila finestrelline che significa diecimila appartamentini, fiere con bancarelle dove fai fatica a muoverti e dove, se stai girando con un amico, il rischio di perderlo è altissimo. Ho notato anche una certa ossessione per il cibo: probabilmente nasce dalla consapevolezza che sono in tanti – concetto già espresso, me ne rendo conto – e che devono per forza nutrirli tutti. E quindi banchetti, tavolini, ristoranti ovunque. E poi cibo di ogni genere: fondamentalmente tutto si può mangiare. Quasi tutto, dai.


In questo mondo di eccessi, di mega tecnologie e di futuro c’è ancora spazio per il passato. Lo dimostrano alcune ritualità scintoiste, i templi, i resti delle epoche lontane – mi viene in mente Ming e chissà perché penso a Sting – le grandi muraglie e le grandi opere. In Cina riescono a creare o spostare enormi dighe e non hanno avuto tentennamenti nel creare una libreria enorme su una roccia di 100 milioni di anni che si affaccia su una dolina profonda centinaia di metri. Ho raccontato questa storia ad Albachiara pochi giorni fa – fate clic qui sotto e la potete riascoltare – ma in questo articolo potete anche vedere questa meraviglia. Allego il link di un articolo del Guardian e un video che rende l’idea molto meglio delle mie parole.
Hai capito i cinesi. Ci sorprendono da migliaia di anni e credo continueranno a farlo ancora a lungo.

Articolo del Guardian

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